Pgt di Lecco, quando spariscono le case popolari
“Il permanere di una domanda di edilizia pubblica sociale da parte di fasce di popolazione ancora consistenti, estranee al mercato dell’acquisto e a quello dell’affitto libero, dovrà trovare adeguata risposta”. Questa è una delle premesse al Piano di Governo del Territorio messo a punto dall’Amministrazione comunale di Lecco. Premessa più che condivisibile, fondata sul “ritorno dell’emergenza abitativa” (sempre secondo il Pgt) e sulla letterale “estensione del rischio abitativo”. La crisi economica, i massicci flussi migratori e l’impoverimento progressivo di ampie fasce di residenti in città hanno comportato infatti un incremento della “pressione” abitativa. Situazione grave che richiederebbe la pronta, immediata e lucida risposta da parte degli amministratori, attraverso il documento di pianificazione.
Il punto è che alle rassicurazioni contenute nel Documento di piano -come la garanzia che “una quota significativa” delle nuove residenze sarà destinata all’edilizia sociale, definita peraltro una “finalità prioritaria”- non sono affatto seguite pratiche conseguenti.
Partiamo dai dati. Secondo la ricerca “Abitare in Lombardia ai tempi della crisi”, condotta dal Dipartimento di architettura e pianificazione del Politecnico di Milano e pubblicata nel giugno di quest’anno, da qui al 2018 -nella sola regione Lombardia- si registrerà un fabbisogno non soddisfatto di 418mila alloggi di edilizia sociale e 147mila di edilizia convenzionata. A fronte di un eccesso di “edilizia libera” sul mercato pari a 365mila alloggi. Fotografia di un atteggiamento schizofrenico, che riguarda direttamente anche la nostra città.
Stando alla precisa ricostruzione elaborata dal Politecnico, infatti, tra cinque anni il nostro Comune potrebbe trovarsi tra le mani una bomba sociale caratterizzata da 3mila alloggi mancanti -sommando edilizia sociale e convenzionata.
Davanti al baratro, il Pgt del Comune di Lecco ha deciso di puntare sulla realizzazione di interventi di edilizia sociale “su aree a costo zero”. In che modo? Regalando il 10% della superficie urbanizzata (Su) a quell’operatore che si dovesse “impegnare” a realizzare alloggi popolari per una percentuale non inferiore al 30% dell’intervento (comprensivo della Su aumentata, ovviamente). I mirabolanti risultati di questo “incentivo sociale”, che di fatto comporta una consumo di suolo addizionale del 10%, sono i seguenti: una superficie massima complessiva di 15.045 metri quadrati per circa 190 alloggi (centonovanta!).
Nulla, specie se paragonato ai 489.667 metri cubi che, stando alle previsioni del Pgt, potrebbero colare in città entro il 2015, a fronte di una supposta crescita demografica di 3200 e rotti abitanti. Se mai dovessero aumentare i residenti, questi non sarebbero che ultra 65enni (il 25% dei lecchesi) o stranieri. Questi ultimi, potenzialmente, interessati proprio a quella forma di edilizia che l’Amministrazione ha evidentemente ignorato.
C’è di più. Chi dovesse mettere piede a Lecco per la prima volta si accorgerebbe immediatamente della quota non indifferente di appartamenti sfitti e invenduti, frutto dell’espulsione forzata dei poli produttivi dietro le promesse del salvifico terziario con residenze. Nonostante l’evidenza, non è mai stato possibile avere quanto meno una stima della zavorra accumulata. Chi scrive ha cercato di ottenerla, chiedendo conto al Comune e sentendosi replicare che si trattava di una richiesta priva di interesse legittimo. Scorrendo le pagine del Pgt, però, continua a non esserci alcuna traccia del seppur minimo tentativo di quantificazione o censimento di questa fetta importante di patrimonio esistente (l’unico passaggio dedicato definisce l’eccesso di offerta “tendenziale anche se contenuto”), che dovrebbe sconsigliare a qualsiasi (buon) amministratore di prevedere nuovo e inutile cemento.
Qui Lecco Libera
Questo il video del cantiere di Besana Brianza, dove a discapito delle condizioni igienico sanitarie e di totale insicurezza pare che abitino alcune famiglie: http://bit.ly/13LmLvy
Il progetto di autocostruzione assistita “Un tetto per tutti” venne proposto alle amministrazioni pubbliche da Alisei ONG che aveva maturato esperienza e competenze tecniche in Bosnia Erzegovina, nel corso di un progetto finanziato da ECHO.
Il cantiere fa parte di un progetto avviato nel 2004 dalla Regione Lombardia è tra i più consistenti mai avviati in Europa che prevedeva la realizzazione di circa 125 abitazioni: http://bit.ly/12psFmP
Tale progetto venne proposto anche in altre regioni d’Italia.
Dal 2009 ad oggi il cantiere in autocostruzione avviato dal Comune di Ravenna è rimasto interrotto a causa del fallimento della società Alisei SRL beneficiaria dell’appalto.
Nel giugno del 2012 le famiglie occupano il cantiere: http://bit.ly/151rLI1