Wall Street, l’ingiustizia continua

La fotografia scattata il 20 febbraio 2014
La fotografia scattata il 20 febbraio 2014


Il tempo trascorre inesorabilmente ma il riscatto sociale di Wall Street -bene confiscato alla ‘ndrangheta lecchese nel 1996- tarda a prendere forma.
Sono trascorsi quasi 9 mesi dal decreto di destinazione (29 maggio 2013) firmato dal direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati (benisequestraticonfiscati.it) che prevedeva il trasferimento dell’immobile dalla Prefettura di Lecco al patrimonio indisponibile del Comune capoluogo -revocando il precedente decreto (18 dicembre 2009) attraverso il quale era stato perfezionato il “celebre” scambio (che abbiamo descritto e contestato in solitudine).

La decisione del maggio scorso prendeva le mosse dalla comunicazione della Prefettura di Lecco -datata 12 aprile 2012!- del “venir meno dell’esigenza di utilizzo del bene, a causa della disponibilità di una nuova struttura”. Dunque, il Comune di Lecco avrebbe potuto finalmente riappropriarsi dell’immobile, sulla base della “concreta ipotesi progettuale” formulata -in solitaria, ed anche questo abbiamo criticato- da Libera.

A quasi un anno da quella decisione possiamo dire che le nostre perplessità avevano solide fondamenta. A nostra specifica richiesta di poter effettuare un sopralluogo, il Sindaco di Lecco, pochi giorni fa, ci ha comunicato di non “possedere materialmente le chiavi che consentono di accedere all’immobile”, poiché ancora oggi la Prefettura di Lecco non ha smontato lo scantinato/archivio-deposito, liberando Wall Street.

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Una resistenza assurda, che blocca il provvedimento di destinazione. Fino a quando non verrà sottoscritto il “verbale di dismissione” (come riportato nella comunicazione ufficiale dell’Agenzia del Demanio del 18 giugno 2013 che pubblichiamo), infatti, l’Amministrazione comunale non potrà metterci -teoricamente- testa e mano.

E c’è un particolare di ulteriore gravità. In ben due occasioni -27 settembre 2013 e 21 ottobre 2013- abbiamo protocollato all’attenzione del Prefetto Antonia Bellomo una richiesta di sopralluogo presso Wall Street, per poter partecipare al percorso di elaborazione di un’autentica rinascita civile del patrimonio sottratto alla famiglia Trovato. Non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta. Per questo motivo, anche alla luce della nota del Sindaco, procederemo ad informare il ministero dell’Interno -e l’Agenzia nazionale- della paradossale (e non rispondente alla normativa) situazione lecchese. Una situazione dov’è stato peraltro possibile accogliere come “salvatore” chi non ha mai voluto concretamente restituire alla collettività un bene confiscato da 18 anni.

Ci riferiamo all’aperitivo organizzato dalla filiale lecchese di Libera (nel frattempo scomparsa, forse perché disinteressata al merito delle problematiche) il 31 agosto 2013, proprio nel cortile di Wall Street, quando fu fatto credere all’opinione pubblica che tutto fosse stato risolto, riservando applausi e ringraziamenti al Prefetto. A sei mesi dalla festicciola tutto è rimasto come prima. Comprese le nostre ragioni e le domande che, da soli, rivolgemmo al Prefetto quel pomeriggio d’agosto.

– Entro quali tempistiche precise la Prefettura ha intenzione di liberare Wall Street?
– È possibile effettuare un sopralluogo per prendere atto delle condizioni del bene e quindi contribuire a formulare proposte per il riscatto sociale di Wall Street?

Qui Lecco Libera

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