CL ha il suo candidato
(Dei due, non è Formigoni)
Il sindaco di Lecco Virginio Brivio ha scelto il giorno giusto per annunciare la sua ricandidatura e la conseguente apertura al Nuovo centrodestra. L’ha fatto quando il senatore Ncd Antonio Gentile abbandonava il posto di sottosegretario alle Infrastrutture perché ritenuto impresentabile e l’ex governatore lombardo Roberto Formigoni (sempre Ncd) veniva rinviato a giudizio per corruzione a Milano. Questa è la formazione a cui guarda con interesse il Sindaco, rappresentata sul territorio da individualità della caratura di Daniele Nava, Mauro Piazza, Giulio Boscagli.
Capiamo la necessità di ridimensionare le mire e le ambizioni della lista civica Appello per Lecco, ma riconoscere apertamente credibilità e autorevolezza ai berlusconiani di Alfano è una scelta incomprensibile.
O forse comprensibilissima. Agli sconcertati ricordiamo i quattro anni di amministrazione Brivio trascorsi. Nonostante una maggioranza sicura e solida di centrosinistra, il sindaco ha accentrato su di sé e sulla giunta ogni decisione, rivolgendosi al Consiglio comunale per ratifiche o messe cantate. E l’ha fatto governando in assoluta continuità con chi l’aveva preceduto (Cl e i berlusconiani, appunto, o qualche super dirigente comunale), mortificando le speranze di chi si era immaginato una città diversa. Nulla di sorprendente, data la desistenza elettorale del marzo 2010 di quelle stesse forze (specie Cl) che spinse il candidato sindaco Brivio alla vittoria al primo turno.
Istruzione, ambiente, pianificazione urbanistica, acqua pubblica, beni confiscati, mobilità, diritti civili. La rivoluzione promessa si è squagliata, come la coalizione.
Incapace di spiegare a chi l’aveva sostenuto il perché del fallimento, Virginio Brivio accusa addirittura la città e nel descriverla disinteressata, seduta e poco presente, dimostra grave smemoratezza (o prepotenza) politica. Gli ricordiamo perciò la montagna di firme (vere non finte come quelle del possibile alleato Formigoni) pervenute al Comune in materia di beni confiscati, testamento biologico, mobilità sostenibile, tutela del territorio e dei monti: tutte iniziative snobbate o ridicolizzate. A un anno dalla campagna elettorale, ecco che Brivio torna a pretendere una città partecipe, senza peraltro poter più prometterle nulla, avendo mancato a tutti i proclami.
Chi si è costruito una carriera politica sulla forza elettorale del sindaco (i vice disastro, come direbbe Renzi) è entusiasta della ricandidatura. Noi no. Cambiare la città è un traguardo che presume buone idee e credibilità per realizzarle. Non Alfano e Formigoni.
Qui Lecco Libera