“Blubike”, i numeri del fallimento
Nel pieno del vortice “Metastasi” torniamo a parlare di mobilità sostenibile. In particolare di “Blubike”, il servizio bike sharing. I dati resi noti dal Comune di Lecco danno conto del “successo”: 118 tessere in due anni, prelievi in tracollo tra il 2012 e il 2013 (3 al giorno contro i 27 previsti!), 53mila euro di perdita nel solo 2013, 7 (sette) abbonamenti online. Legambiente e Rete mobilità nuova -come noi- suggeriscono da tempo che il noleggio di biciclette non può essere un punto di partenza ma di arrivo. Basteranno i dati del flop a far ricredere gli strenui difensori del “Blubike”?
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Tra l’inizio del 2012 e la fine del 2013 l’Amministrazione comunale di Lecco ha speso 86.931,67 euro (93.291,17 secondo i revisori dei conti) per il servizio “Blubike”, il bike sharing cittadino articolato in 5 stazioni e 50 biciclette e inaugurato alla fine dell’ottobre 2011. Solo nel 2013, a fronte dei 55.107 euro di costi e ricavi (abbonamenti e ricariche) per 1.824 euro, il saldo ha fatto registrare una perdita di risorse pubbliche pari a 53.283 euro.
Ma non è soltanto il quadro economico e finanziario a fotografare il fallimento di questo progetto (non del bike sharing in generale, attenzione) quanto soprattutto i dati sul suo effettivo utilizzo, che sono lontani dalle proiezioni contenute nello studio di fattibilità del servizio messo a punto nel luglio 2010.
In quel documento, al fine di giustificare l’opportunità di investire nel progetto “Blubike”, era stata infatti indicata una percentuale di “residenti interessati” al servizio pari all’83,6% e un target di 10mila prelievi previsti in 12 mesi.
A quattro anni da quelle stime, purtroppo, i numeri forniti dagli uffici del Comune al consigliere Alessandro Magni -che su nostra richiesta aveva interrogato sul punto l’assessore competente Campione- sono totalmente diversi. Tra il 2012 e il 2013 sono state emesse soltanto 118 nuove tessere, a testimonianza di un interesse al servizio “Blubike” ben distante dalle ottimistiche proiezioni del 2010. Anche i dati sui prelievi sono impietosi: 2.145 nel 2012 e 1.449 nel 2013 (profondamente diversi dai 10mila/anno annunciati).
Lecco, quindi, vede il proprio servizio perdere attrattività nel corso del tempo. A differenza di Brescia, che cresce addirittura del 118% (da 170.000 prelievi del 2011 a 370.000), Torino del 57% (da circa 880.000 a quasi 1.390.000) e Milano del 32% (da poco meno di 1.100.000 a oltre 1.400.000) (fonte Legambiente).
Il fallimento lecchese (5 soli utilizzi al giorno nel 2012 e, addirittura, ancor meno, 3, nel 2013) è sintetizzato anche dal numero di abbonamenti effettuati tramite il pubblicizzato servizio online. “Ad oggi -si legge nella risposta all’interrogazione consiliare- sono stati sottoscritti n. 7 abbonamenti”.
Le cause di questa sconfitta (e dunque di una cattiva spesa delle risorse pubbliche) sono molteplici: dai disservizi organizzativi che abbiamo puntualmente segnalato (tesseramento, servizio assistenza, orari ufficio abbonamenti) fino al malinteso di fondo che ha animato il progetto “Blubike”. E cioè la convinzione che 50 (25 nella sostanza) biciclette a noleggio costituissero il punto di partenza per una mobilità nuova e sostenibile. Non è così, e la risposta cittadina ne è l’ennesima dimostrazione.
L’hanno ripetuto ancora una volta Legambiente, Bike Italia e la Rete mobilità nuova pubblicando il report “A-bici della ciclabilità”, da cui peraltro emerge la non felice posizione di Lecco tra i capoluoghi italiani per metri equivalenti di piste ciclabili ogni 100 abitanti. La nostra città è al 75° posto (1,25 m_eq/100 ab), molto indietro rispetto a Reggio Emilia (38,02) o Lodi (26,48).
“Come si costruisce una città a misura di bicicletta? Con le piste ciclabili? Con il bike- sharing? Disseminando la città di rastrelliere o di altri oggetti e strutture bike-friendly? Niente di tutto questo”, hanno scritto i redattori della ricerca, sostenendo -come chi scrive- che la mobilità sostenibile si costruisce con iniziative strutturali a seguito di un’attenta analisi del contesto. Ad esempio, l’introduzione di pedaggi urbani (Area C di Milano), un piano della sosta in grado di espellere le automobili dal centro cittadino, un biciplan, l’istituzione della figura del mobility manager che assista e coordini gli spostamenti dei dipendenti pubblici e un incremento delle corse del trasporto pubblico locale.
A proposito: quanti biglietti (corsa singola) degli autobus si sarebbero potuti acquistare con le risorse (mal) spese nel 2013 per “Blubike” per far fronte ai tagli “imposti” dalla Regione Lombardia? Ve lo diciamo noi: 35.522 (trentacinquemilacinquecentoventidue).
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