La rinascita (trasparente) di “Wall Street”


Il travagliato processo di ridestinazione sociale del bene confiscato nel 1996 al clan ‘ndranghetista dei Trovato denominato “Wall Street” (via Belfiore), è giunto a un punto di svolta. Dopo sedici anni di abbandono, compresi anche i quattro che hanno visto l’immobile degradato ad “archivio-deposito” della Prefettura di Lecco (tramite un
contestato scambio che abbiamo contrastato in solitudine), un sintetico comunicato stampa dell’Aler di Lecco datato 28 marzo 2014 dà conto della nascita di un “tavolo di coordinamento” per l’avvio del progetto “Pizzeria della Legalità”.

L’importo complessivo è stato stimato -senza fornire pubblicamente alcun riferimento tecnico (capitolato)- in 700mila euro, di cui 400mila finanziati dalla Regione Lombardia per la ristrutturazione. Ristrutturazione peraltro in carico all’Aler quale “stazione appaltante” in base a un protocollo d’intesa di cui non è pubblico il testo e dunque le sue condizioni e dettagli.

Tutto ciò è avvenuto a quasi un anno dal decreto di destinazione con il quale l’Agenzia nazionale dei beni confiscati (il 29 maggio 2013) aveva sancito il trasferimento del bene “Wall Street” dalla Prefettura di Lecco al Comune, il quale -una volta entrato in possesso delle chiavi- avrebbe poi dovuto indicare e completare il percorso di restituzione collettiva dell’ex pizzeria di Franco Trovato.

Da quel momento, abbiamo costantemente segnalato all’Amministrazione comunale la necessità che la ridestinazione sociale avvenisse attraverso autentiche procedure di evidenza pubblica inserite in un processo di condivisione di idee e progetti trasparenti e diffusi, senza che vi fossero -lungo tutto l’iter- “corsie preferenziali” o affidamenti diretti nell’interesse di soggetti predeterminati.

Nonostante le rassicurazioni in tal senso, al contrario, emerge oggi la costituzione di un “tavolo di coordinamento” composto, oltreché dal Comune di Lecco (che è titolato a farlo, essendo l’ente “affidatario” del bene), anche da altri enti esterni alla macchina amministrativa (quali Libera Lecco, Libera Informazione). Gli stessi che -come dichiarato pubblicamente dal “referente beni confiscati Libera Lombardia” (nel comunicato citato)- si sono detti “determinati a selezionare persone competenti” per l’attuazione di un non ben inteso progetto. Non si comprende però come un soggetto potenzialmente interessato alla gestione dell’immobile (ad esempio attraverso la vendita di prodotti) possa avere in passato (e in solitudine) elaborato la “concreta ipotesi progettuale” (cit. decreto destinazione) intitolata “I sapori e i saperi della legalità” per “l’apertura e l’utilizzo a fini sociali dell’ex pizzeria”, ed oggi aver avuto il mandato di “selezionare” (o eleggere) i futuri gestori.

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Questo modo di operare non ci piace, e con la pubblicazione delle immagini del nostro sopralluogo presso “Wall Street” avvenuto lo scorso 11 aprile vogliamo ribadire ancora una volta che è alla Città -e dunque al Comune di Lecco- che spetta l’onere (e l’onore) di individuare un futuro diverso per l’immobile confiscato. E che per farlo non è accettabile costituire tavoli ad hoc con posti già prenotati o dare avvio a ristrutturazioni che pregiudichino soluzioni diverse da quelle già confezionate.

Chiediamo per questo che venga avviato subito (e non a cose fatte) nelle commissioni competenti e in Consiglio comunale un dibattito pubblico, aperto a tutti i singoli e alle realtà del territorio che intendano anche solo avanzare spunti, proposte, idee inerenti alla “nuova vita” di “Wall Street”.

Siamo convinti che solo una soluzione di questo tipo -trasparente, non apparecchiata, partecipata, condivisa- possa contribuire a lenire i dolori di un’amministrazione accartocciata dall’uragano chiamato “Metastasi”.

Qui Lecco Libera

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