Metastasi, la versione di Brivio ai Pm
Fin dall’inizio della vicenda Metastasi siamo stati convinti che la Città avesse il pieno diritto di conoscere i fatti dell’inchiesta. Per questo motivo abbiamo condiviso -con ci ha dato ascolto- l’analisi quanto più approfondita e corretta dell’accaduto (pensiamo all’iniziativa del 7 maggio scorso a Lecco) e dei riflessi pubblici determinati dal comportamento di alcuni esponenti del ceto politico locale.
Quella convinzione non si è spenta, nonostante la chiusura a riccio di chi avrebbe dovuto invece spiegare, illuminare zone d’ombra ed evitare retroguardie.
Per questo abbiamo deciso di pubblicare il testo delle sommarie informazioni testimoniali (Sit) rese l’11 aprile scorso dal sindaco di Lecco Virginio Brivio dinanzi ai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Milano, titolari del fascicolo.
Come ricorderete, sul primo cittadino lecchese -la cui posizione penale era stata stralciata dagli stessi pm già all’epoca della richiesta di misure cautelari- gravava, e grava tutt’ora, la responsabilità politica e istituzionale di aver sostanzialmente condotto nell’estate 2011 una mediazione del tutto estranea alle sue competenze tra l’allora sindaco di Valmadrera, Marco Rusconi, e i presunti rappresentanti della ‘ndrangheta lecchese.
Oggetto del contendere era il “futuro” del Lido di Parè, ambito dall’omonima società creata -secondo l’accusa- ad arte dal clan Trovato attraverso il contributo di utili prestanome e di un prezioso intermediario: l’ex consigliere comunale di Lecco Ernesto Palermo (eletto tra le fila del Partito democratico lecchese nel 2010 a sostegno del candidato Virginio Brivio).
Volendo lasciare a chi legge l’assoluta autonomia di pensiero, alleghiamo il testo integrale delle Sit. Di seguito, però, prenderemo tempo e spazio per analizzare punto per punto gli snodi principali della ricostruzione fornita da Brivio agli stessi pm.
Sottolineeremo i “non ricordo” pronunciati dal sindaco di Lecco, evidenzieremo le contraddizioni su date e circostanze confrontando le parole di Brivio e i fatti riportati nel testo dell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione Metastasi stessa. E, soprattutto, prenderemo atto del riconoscimento dello stesso sindaco di Lecco di aver effettivamente ricoperto il ruolo di mediatore nella vicenda del Lido.
L’interessamento di Brivio al Lido di Paré
Il primo elemento che emerge è che il sindaco Brivio all’epoca dei fatti era perfettamente consapevole di non aver “alcuna funzione istituzionale” a proposito degli affari di Valmadrera. Ci si chiede ancora una volta perché abbia sentito allora la necessità di interessarsene. Ma c’è di più. Davanti ai pm il sindaco ha sostenuto di non aver avuto alcuna notizia circa la questione del Lido prima del giugno 2011. Qualcosa non torna. Se Brivio fosse veramente stato all’oscuro di tutto fino a giugno, perché il 16 maggio 2011 si mise in contatto con Ernesto Palermo attraverso un sms di richiesta d’informazioni proprio su Paré (“Ma hai vinto appalto lido a Valmadrera?”)?
E perché Marco Rusconi, sentito dai pm il 15 maggio 2014, sostiene di aver coinvolto Brivio solo a partire dal 5 luglio 2011 e di averlo comunque trovato “già a conoscenza di questa interessenza del Palermo nella vicenda Lido di Paré”?
Qualcuno evidentemente ricorda male. Non interessa per nulla il piano penale. È un fatto di trasparenza e credibilità nei confronti della Città.
Revoca o mediazione? La doppia natura dell’intervento di Brivio
Da una parte Brivio racconta ai pm la sua versione “pubblica” e cioè che avrebbe spronato l’amico e collega Marco Rusconi a “non avere nessuna remora a predisporre la revoca della concessione seguendo una linea di assoluta correttezza”. Dall’altra però si smentisce poche pagine più avanti, quando dà atto ai pm del proprio cambio di orientamento, nel senso di una mediazione (esattamente quella stigmatizzata dal Gip e da chi come noi ha letto l’ordinanza). Dice Brivio: “i contatti con Rusconi erano finalizzati a trovare una soluzione nel senso di una transazione economica tra il Comune e la società Lido di Paré”. Che è molto diverso da una revoca.
Chi era Ernesto Palermo?
Tra i punti più amari poi c’è il fatto che il sindaco del Comune di Lecco abbia riconosciuto ai pm -immaginiamo imbarazzato- di non essersi posto alcuna domanda su “quale ruolo effettivo avesse Palermo nella vicenda relativa alla gestione della società Lido di Paré”. Una superficialità che ancora una volta configge con un altro comportamento dello stesso sindaco. Da lui stesso esplicitato durante una telefonata con Marco Rusconi (22 luglio 2011), quando si mostrò perfettamente consapevole del ruolo di “prestanome” ricoperto quanto meno da Antonello Redaelli, che Brivio stesso decise di incontrare il 23 luglio 2011 presso il municipio di Lecco per parlare della “mediazione” fino ad oggi tutt’altro che ostentata.
L’informativa atipica della Prefettura di Lecco
Com’è intuibile, le contestazioni fatte dai pm alla “verità” di Brivio sono molteplici. Tra queste anche quella relativa al fatto che il sindaco di Lecco non fosse a conoscenza del contenuto dell’informativa atipica della Prefettura, che sarà poi alla base della successiva revoca della concessione provvisoria riconosciuta alla Lido di Paré Srl. “Non conoscevo […] il dettaglio della informativa atipica”, ha detto Brivio ai pm. Peccato che -come gli “viene fatto presente” dagli inquirenti- lui stesso aveva discusso con Ernesto Palermo il 20 luglio 2011 di quelle “connessioni parentali” sottese all’affare del Lido che emergevano proprio dall’atto riservato di Corso Promessi Sposi. E sono le vive parole di Marco Rusconi stesso a smentire l’amico Brivio. Sempre il 20 luglio 2011, infatti, Rusconi confidò ad una terza persona al telefono che (la sintesi è degli operanti) “ha visto Virginio che gli ha fatto vedere una lettera che gli è arrivata che dice che chi ha aperto Parè è il fratello di un mafioso che ha ucciso persone“.
I pm vogliono capire se il sindaco di Lecco ha rivelato o comunque accennato al presunto tramite Ernesto Palermo i contenuti dell’informativa atipica della Prefettura. Dopo aver inizialmente negato, Brivio è stato costretto ancora una volta a ricordare una conversazione telefonica tra lui e l’ex consigliere comunale di Lecco. Conversazione che aveva fatto seguito ad un altro emblematico sms del sindaco diretto a Palermo del 18 luglio 2011: “Ciao parlato con prefetto per vicende lecco accennato Valmadrera pare . Se vuol ne parliamo ma non al telefono ma stasera in consiglio. Sento anche marco .”. “Non ricordo di aver dato informazioni circa il contenuto dell’informativa prefettizia a Palermo […] se c’è questa telefonata evidentemente è così ma non la ricordavo”, ha risposto il sindaco ai pm l’11 aprile scorso.
Come non ricordava le frequenti telefonate avute con Rusconi e Palermo dopo che quest’ultimo gli aveva richiesto di attivarsi. “Prendo atto di queste comunicazioni, probabilmente siamo ancora nella fase in cui non vi era certezza circa il contenuto dell’informativa della Prefettura”, è l’abile giravolta del sindaco, che fatica a giustificare il perché di quelle conversazioni con un tramite-intermediario di cui aveva perfettamente compreso lo spessore.
Brivio esce di scena a fine luglio 2011?
Indefinito è anche il periodo di tempo dell’interessamento di Brivio alla questione Lido. Il sindaco di Lecco ha dichiarato di essersi speso per l’amico Rusconi dall’inizio di giugno -che come abbiamo visto non è vero- alla fine del mese di luglio 2011. Il calendario delle sue telefonate e dei suoi sms però lo smentisce. Come già detto, è del 16 maggio il primo “passo” di Virginio Brivio dentro la vicenda, ed è del 4 agosto 2011 la telefonata con Marco Rusconi nella quale ancora una volta Brivio suggeriva la strada dell’accordo economico -proponendo di riconoscere tra i 100mila-120mila euro alla squadra societaria della Lido di Paré Srl-. Ma non è una capziosa questione di una manciata di giorni. Perché il 28 settembre 2011 Palermo chiamerà ancora una volta Brivio al telefono per sfogarsi delle interviste “pilatesche” di Marco Rusconi, ormai interessato a salvaguardare la propria fama di baluardo antimafia scaricando sui giornali locali Palermo & C.. “È stato cretino, alcune cose non le deve dire” ebbe a lamentarsi Palermo nei confronti di Brivio. Lo stesso che, fossero state verosimili le sue affermazioni, sarebbe dovuto essere già fuorigioco da due mesi almeno.
Le conclusioni
Arrivati fino in fondo anticipiamo alcune domande si sono verosimilmente insinuate nella testa di chi ci sta leggendo. Perché nulla è accaduto? Perché i pubblici ministeri, salvo alcuni passaggi significativi, sembrano accettare le contraddittorie e imprecise giustificazioni di Brivio? Perché insistete laddove altri -per di più gli accusatori!- hanno già mollato la presa? È semplice. Facciamo un altro mestiere. Non spetta a noi celebrare un processo o trovare elementi di responsabilità a carico di un esponente pubblico che non siano strettamente di natura politica, diremmo quasi civica. È tutto qui. È nota la strategia della Procura di Milano, nel merito della quale non abbiamo elementi per entrare o esprimere valutazioni. Sarà il processo a stabilirne la tenuta. Quella strategia accusatoria ha da tempo stralciato la figura di Virginio Brivio (come altre di cui torneremo a scrivere in queste settimane). Ma a noi spetta l’onere di ricordare, riannodare, confrontare, condividere. Non lo facciamo per convincere una corte -da qui il nostro disinteresse al rilievo penale- quanto per offrire uno stimolo a una città che non può distrarsi. E che non può accettare ripetuti stravolgimenti della realtà.
continua
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