Metastasi: la ricostruzione del consigliere Invernizzi

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Nella parte dell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione Metastasi che il Gip Ferraro definì “capitale sociale o relazionale”, rientrava -senza alcun rilievo di natura penale- anche Alberto Invernizzi, ingegnere, consigliere comunale della lista civica Appello per Lecco e presidente della commissione Urbanistica del Comune di Lecco.

Quel “capitale” altro non era che una riserva di contatti cui poteva attingere, secondo l’accusa, la presunta locale della ‘ndrangheta lecchese.

Invernizzi fece capolino nell’ordinanza Metastasi nella veste di progettista a cui si era rivolto nel 2011 Ernesto Palermo -ex consigliere comunale di Lecco eletto tra le fila del Pd e presunto tramite della ‘ndrina Trovato- per la realizzazione del progetto del “nuovo” lido di Parè a Valmadrera. Un progetto del quale Mario Trovato monitorava sviluppi e modifiche, grazie proprio al fidato Palermo.

Stando all’ordinanza di custodia cautelare, però, Invernizzi non si limitò a “tracciare alcuni quadratini su un foglio A4” e “ciao e arrivederci” -come invece ha raccontato ai giornali locali dopo che sollevammo la questione-. No, secondo il Gip, Invernizzi venne a sapere anche del “problema” di Saverio Lilliu, suo committente e socio della Lido di Parè Srl, che in casellario recava precedenti come traffico di sostanze stupefacenti o riciclaggio.

Poiché questo “particolare” avrebbe viziato l’aggiudicazione del bando, Palermo e soci si erano attivati per sanare l’inghippo, trasferendo le quote di Lilliu alla convivente, che risultava “pulita”. È un trucco (“retroscena”) del quale -secondo il Gip- Invernizzi sarebbe stato “consapevole”.

Il 9 aprile 2014 chiedemmo chiarezza ad Invernizzi e alla sua lista, non ricevendo altro che insulti. Torniamo a farlo oggi, pubblicando la testimonianza (Sit) di Invernizzi resa in quasi due ore ai pubblici ministeri milanesi l’11 aprile, a pochi giorni dalla nostra denuncia.

Invernizzi e quelle “difficoltà” legate a Saverio Lilliu

Come avevamo sostenuto, Invernizzi conosceva perfettamente il “problema Lilliu”, essendone stato informato da Ernesto Palermo (non si sa perché). È lui stesso a riconoscerlo ai pm: “Effettivamente ho saputo da Palermo che erano insorte delle difficoltà in relazione alla posizione di Lilliu Saverio […] in quanto lo stesso aveva dei precedenti penali e questo aveva determinato delle conseguenze negative in Comune”. Perché non fece nulla allora? Stante l’irrilevanza della condotta da un punto di vista penale, è politicamente opportuno che continui a fare il presidente della commissione che in città si deve occupare di Urbanistica?

I consiglieri comunali e quella cena alla pizzeria 046

Concludiamo con un amaro riferimento ad un fatto raccontato dallo stesso Invernizzi ai pm l’11 aprile 2014. Anche questo non ha nulla a che fare con il codice penale, per carità. Quando gli inquirenti gli chiedono conto dei suoi rapporti con Mario Trovato, il presidente della commissione Urbanistica risponde così: “Non ricordo incontri personali con Trovato Mario né contatti telefonici con lo stesso; ricordo però di averlo visto fugacemente una volta all’interno della pizzeria 046: eravamo all’inizio del mandato consiliare ed insieme ad altri Consiglieri comunali, dopo una seduta, eravamo andati a cena alla pizzeria 046. Ricordo che erano presenti i Consiglieri comunali: Marchio Luigi, che è calabrese, Citterio Stefano, Angelibusi Stefano, probabilmente Palermo Ernesto; e l’Assessore Mazzoleni Martino. Forse erano presenti altri Consiglieri comunali sempre del PD, come quelli precedentemente indicati, ma in questo momento non ho un ricordo preciso. Ad un certo punto, durante la serata, uno dei Consiglieri presenti – Forse Marchio Luigi – Mi indicò Trovato Mario, che era seduto a un tavolo, dicendomi che quello era Trovato Mario. Conoscevo di fama la famiglia Trovato, in particolare Coco Trovato Franco, e sapevo che era condannato all’ergastolo; sapevo anche che Trovato Mario era fratello di Coco Trovato Franco. Io sono nato e cresciuto a Lecco, quindi conoscevo di fama la famiglia Trovato”.

Fa specie venirne a conoscenza. Anche perché tornano alla mente le parole che il sindaco Virginio Brivio spese durante il consiglio comunale del 14 aprile 2014 con un punta di sarcasmo: “io non frequento certi luoghi del clan Coco Trovato, non so se tutti i presenti possono dire la stessa cosa dentro qui” (da 1:16 di questa registrazione).

Sia chiaro, mangiare una pizza in un locale sconsigliabile non è reato né un peccato mortale. Ma della problematicità della pizzeria 046 la nostra città era perfettamente consapevole almeno dall’11 marzo 2010, quando chi scrive documentò punto per punto la genesi del “localicchio” appetito dai Trovato. A maggior ragione avrebbero potuto e dovuto porsi qualche domanda anche quei consiglieri comunali eletti e poi citati da Invernizzi. Ai quali non contestiamo mala fede, ma più semplicemente (o gravemente) un’emblematica sprovvedutezza.

Qui Lecco Libera

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