Rifiuti e teleriscaldamento: il ruolo dei Consigli comunali
L’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio comunale di Lecco, in merito al teleriscaldamento, conferma quanto da tempo sostenuto dal Coordinamento Lecchese Rifiuti Zero, e cioè che i vertici della società pubblica SILEA Spa hanno compiuto in questi anni diverse forzature, non preoccupandosi innanzitutto di coinvolgere i Consigli comunali e i cittadini, proprietari della società, presentando in tema di teleriscaldamento (TLR) un progetto preconfezionato.
L’ordine del giorno concordato da tutti i capigruppo recita infatti: “in merito al progetto di teleriscaldamento si prende atto che il Consiglio Comunale non si è mai espresso in proposito e fornito quindi un indirizzo al rappresentante del Comune in assemblea dei soci”.
Sul punto, l’amministratore unico della società ha dichiarato che SILEA S.p.A. “si è sempre mossa seguendo un preciso indirizzo dei suoi Soci”, manifestato nel giugno 2011 e nell’ottobre 2014. In realtà, il verbale dell’assemblea del 2014 evidenzia come tale indirizzo sia stato fornito nonostante la mancanza di “dati più precisi”. L’allora presidente dell’assemblea Vittorio Campione si era impegnato a convocare una ulteriore “assemblea dedicata al teleriscaldamento”, assemblea che non ha mai avuto luogo.
(estratto dal verbale dell’assemblea dei soci di SILEA Spa del 30 ottobre 2014)
Assume quindi ancora più importanza il fatto che tutti i Comuni della Provincia portino la questione nei Consigli comunali e discutano nel merito ogni atto relativo alla realizzazione del teleriscaldamento.
Questo operato della società SILEA, affidataria in-house, come unanimemente riconosciuto anche dal Consiglio comunale lecchese, che è stato tagliato fuori da ogni discussione in questi anni, contraddice il modello basato sul ”controllo analogo” e impone un intervento sui vertici societari nonché un’autentica inversione di rotta. Per quanto riguarda il teleriscaldamento è necessario pretendere e ottenere dai vertici di SILEA:
- Un quadro dettagliato dei costi di consulenza e progettazione ad oggi sostenuti per il TLR;
- La condivisione dei documenti progettuali, come il progetto preliminare del teleriscaldamento vidimato da RINA Check;
- La documentazione (compresi i verbali della commissione all’uopo preposta) relativa alla procedura per l’affidamento dei servizi tecnici di progettazione definitiva per la conversione a funzionamento cogenerativo del termovalorizzatore di SILEA S.p.A;
- L’affidamento (annunciato sulla stampa) alla società Tecno Habitat per le indagini sulle ricadute degli inquinanti ed epidemiologica.
I Comuni soci devono esigere concretamente da SILEA S.p.A. che la generica “sperimentazione” della tariffa puntuale prenda le forme di un’analisi e di un progetto effettivo, in linea con quanto il Piano provinciale dei rifiuti prevede fin dal 2008, e che invece questa dirigenza vuol far partire solo nel 2018.
Nel piano economico e finanziario approvato anche dal Consiglio comunale di Lecco, alla tariffa puntuale è infatti dedicato un passaggio dove si parla di una “verifica dell’economicità della cosiddetta sostenibilità della tariffazione puntuale”. Troppo poco per quanto si sta facendo in diverse altre parti d’Italia e anche in province limitrofe. Lo stesso vale per le politiche di riduzione del rifiuto residuo e l’abbandono del sacco multi-materiale (viola) in favore della separazione di carta e plastica come già avviene in tutta la Lombardia ad eccezione di Sondrio.
Con queste Strategie si dovrà a nostro parere confrontare:
- L’eventuale imponente investimento sul teleriscaldamento (54 milioni di euro, di cui 22 milioni a carico di SILEA);
- L’incremento dei rifiuti da bruciare (di provenienza extra-provinciale);
- L’aggiornamento dei forni (previsto nel piano economico e finanziario sottoposto all’approvazione dei Consigli comunali) per un investimento complessivo di 17 milioni di euro;
- Il rallentamento della raccolta differenziata (ferma da anni attorno al 60%).
Queste scelte ci sembrano in controtendenza rispetto alle direttive europee che fissano nell’economia circolare (cioè nel riutilizzo della materia proveniente dai rifiuti) l’obiettivo da raggiungere con una diminuzione dell’emissione di gas serra ed ad un incremento occupazionale legato all’attività del riciclo. Prevedono perciò che entro il 2030 il recupero dei materiali arrivi al 75% per gli imballi e al 65% per il resto dei rifiuti urbani (si parla di riciclo e non di raccolta differenziata, in quanto non tutta la raccolta differenziata viene riciclata, ma in parte oggi ritorna al forno e viene incenerita).
Il modus operandi dei vertici di SILEA in questi anni e l’incremento della capacità di incenerimento del forno (attuato con l’upgrade fatto nel 2006/2008) hanno fatto sì che la Provincia di Lecco, prima in Italia nel 2002 per la percentuale di raccolta differenziata , sia crollata al 33esimo posto nel 2014.
Chiediamo altresì che le analisi epidemiologiche ed ambientali siano fatte da organismi terzi e non da soggetti coinvolti negli attuali piani di investimento di SILEA ed attuate in tempi brevi per rispetto delle popolazioni sulle quali insiste l’inceneritore. Nulla a tal proposito è stato fatto in questi 35 anni di funzionamento dei forni.
Chiediamo inoltre delucidazioni rispetto all’attuazione di una delle “prescrizioni generali” riportate nell’allegato tecnico dell’Autorizzazione Integrata Ambientale del settembre 2014, che a fronte di una registrata “concentrazione di diossine rilevate monte/valle nella roggia affluente del Rio Torto evidenziate da ARPA” aveva preteso da SILEA di “concordare con ARPA Dip. Lecco, entro 6 mesi dalla notifica del presente atto, le modalità di predisposizione di uno specifico studio”.
Coordinamento lecchese Rifiuti zero