Metastasi, il macigno della sentenza. A quando l’assunzione di responsabilità?

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La sentenza di primo grado del processo Metastasi di questa mattina è un macigno politico dagli effetti devastanti. Prima di tutto per quel ceto politico locale che in questi anni ha rimosso, ridimensionato, sottovalutato la gravità dei fatti accaduti anche ma non solo intorno al pratone di Paré. Giungendo addirittura a festeggiare condanne al rito abbreviato dov’era stata riconosciuta l’associazione a delinquere “semplice”.

La condanna a due anni per turbativa d’asta comminata all’ex sindaco di Valmadrera Marco Rusconi (prendiamo atto che chi l’ha sostituito ritiene il reato una prova di comprovata “onestà”) procede di pari passo all’associazione a delinquere di stampo mafioso riconosciuta a carico di alcuni rappresentanti diretti (o indiretti) della Lido di Paré Srl.

Un’aggiudicazione, quella di metà 2011, falsata, pasticciata, turbata con suggerimenti di modifiche societarie di cui erano stati messi al corrente personaggi di spicco di questa vicenda, come il sindaco di Lecco. Le intercettazioni telefoniche tra questi e Rusconi hanno infatti confermato la circostanza, smentendo la versione raccontata per due anni dal primo cittadino lecchese. A ciò si aggiunge il fatto che i giudici, stamattina, hanno disposto la trasmissione degli atti alla Procura proprio a carico di Virginio Brivio (tra gli altri), rispetto al quale il pm aveva ipotizzato la possibile falsa testimonianza in aula.

Che cosa deve accadere di più grave per obbligare i protagonisti politici della triste vicenda a un atto di responsabilità atteso (e ritardato) da due anni?

Qui Lecco Libera

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