Respinti

Non parleremo di Gianfranco Fini e della sua piroetta intellettuale e politica. Non analizzeremo la presunta frattura interna al partito di plastica di Governo. Non metteremo a fuoco ciascun passaggio del teatrino oligarchico. Non affonderemo il colpo nei confronti della latitante “opposizione”.

Vi riportiamo questo articolo apparso su L’Unità, e su tutti i grandi quotidiani, in materia di respingimenti. Ricordate? La prassi indegna e sconcia che nell’estate scorsa mise (quasi) tutti d’accordo. Da Maroni a Fassino, da Gheddafi a Calderoli. Certo, non è ancora sufficiente o risolutivo il rinvio a giudizio di Siracusa di cui leggerete (non viene infatti contraddetto il principio dei respingimenti statuito dagli accordi Italia-Libia), sta di fatto che probabilmente è il primo piccolo passo verso l’affermazione di una parte del Diritto sull’oscenità politicante. Il “trombato” Roberto Castelli ha pensato bene di sparare ad alzo zero recitando la solita favoletta della magistratura ideologizzata esortando addirittura i rinviati a giudizio a “reagire”. Lunedì sera ne parleremo con Gabriele Del Grande.

Una nave della guardia di finanza è territorio italiano, ovunque si trovi, e su di essa valgono, dunque, le leggi del nostro Paese. Se un immigrato vi sale a bordo ha diritto, quindi, all’applicazione delle norme nazionali sull’accoglienza e non può essere ‘respinto’. È la tesi della Procura della Repubblica di Siracusa che ha disposto il processo, davanti al giudice monocratico, per violenza privata in concorso del direttore di polizia per l’immigrazione, Rodolfo Ronconi, e del generale della guardia di finanza Vincenzo Carrarini per il ‘respingimento’ di 75 clandestini avvenuto nella notte tra il 30 e il 31 agosto del 2009.

Gli extracomunitari, intercettati su un gommone in acque internazionali al largo di Portopalo di Capo Passero, furono fatti salire sulla nave ‘Denaro’ e furono ricondotti in Libia e affidati alle autorità locali. Fu una delle nove operazioni di ‘respingimento’ compiute nel 2009 dall’Italia, che ha riportato in Libia 834 immigrati. Secondo la Procura della Repubblica di Siracusa, che ha ottenuto dal Gip di Siracusa l’archiviazioni ai altri militari delle Fiamme gialle, i due imputati avrebbero tenuto una «condotta violenta» nel «ricondurre in territorio libico, contro la loro palese volontà i 75 stranieri, non identificati, alcuni sicuramente minorenni». Il reato, secondo il procuratore capo Ugo Rossi, è stato commesso dopo che gli immigrati sono stati «fatti salire a bordo della nave della guardia di finanza ‘Denaro’ che è territorio italiano». Invece, si osserva dalla Procura di Siracusa, il comportamento nei confronti di 75 extracomunitari sarebbe stato «in aperto contrasto con le norme di diritto interno e di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento».

Tant’è che fu «impedito loro l’accesso effettivo alle procedure di tutela dei rifugiati e più in generale di avvalersi dei diritti loro riconosciuti in materia di immigrazione». La Procura sottolinea che «l’imputazione non concerne la cosiddetta ‘politica dei respingimenti’, e non attiene alla legittimità in sè degli accordi sottoscritti tra l’Italia e la Libia» ma «al mancato rispetto della normativa italiana». Una tesi non condivisa dal capo della polizia, il prefetto Antonio Manganelli, che «esprime incondizionata fiducia nell’operato della magistratura», ma sottolinea come ci sia «l’assoluta convinzione» che l’azione degli uffici del Dipartimento della Pubblica Sicurezza si è svolta «nel pieno rispetto della normativa nazionale e delle convenzioni internazionali vigenti in materia». Di «sconcertante» iniziativa della Procura della Repubblica di Siracusa, parla il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, annunciando che il Viminale «non recederà dalla piena applicazione dell’accordo fra Italia e Libia».

«Se c’era bisogno di qualcosa che desse il senso della deviazione di certa magistratura ideologizzata dalla corretta applicazione del diritto – osserva il sottosegretario – questo è un esempio chiaro e lampante». Il vice ministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli, esprime «totale solidarietà» a Ronconi e Carrarini e li invita a «reagire contro quei magistrati che pretendono di imporre il loro punto di vista, ignorando la volontà del governo». Di tutt’altro tenore il commento dell’Arci, che invita il governo «a fermare i respingimenti» sottolineando come l’inchiesta «dimostri come la politica dell’esecutivo in materia di immigrazione non solo non rispetta le convenzioni internazionali ma neanche la legge italiana». Per Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, i respingimenti «anzichè contrastare l’immigrazione irregolare, hanno messo a rischio la possibilità di fruire del diritto d’asilo in Italia: le domande sono passate dalle circa 31mila del 2008 alle circa 17mila del 2009». Anche l’Unione forense giudica quella della procura di Siracusa «una decisione importante in materia di respingimenti», perchè il principio affermato «potrebbe valere in molti altri casi».

Un pensiero su “Respinti

  • 26 Aprile 2010 in 09:34
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    Vi riporto una lettera di Domenico Finiguerra ricevuta tramite la sua mailing list!

    ESISTE UN’ALTRA ITALIA

    Con questa lettera mi rivolgo ai 1800 cittadini di Cassinetta di Lugagnano, ai frequentatori del mio sito internet, ai miei contatti sui social network, ai 30 mila aderenti alla Campagna Stop al Consumo di Territorio, ai 420 mila sostenitori dell’Acqua Pubblica, alle migliaia di persone che ho incontrato in incontri pubblici, conferenze e dibattiti, ai miei colleghi, amministratori o politici.
    Negli ultimi 8 anni sono state molte le occasioni per scrivere, commentare, riflettere a voce alta.
    Ho condiviso con dei fantastici compagni di viaggio, il gruppo “Per Cassinetta”, protagonisti dell’esperienza di rinnovamento del nostro comune, l’orgoglio e l’onore di guidare Cassinetta di Lugagnano, la sua comunità e il suo territorio, nella difesa dell’ambiente, del paesaggio e dei beni comuni, per la terra e per l’acqua.
    Ho condiviso la speranza e la volontà di contribuire alla costruzione di un futuro migliore e diverso per i nostri figli.
    Insieme alla mia giunta ho sempre manifestato pensieri e idee con la massima sincerità.
    Oggi, non posso non fare altrettanto.
    Spesso i politici dicono e fanno cose con lo scopo di accattivarsi la simpatia dei cittadini elettori. Prestando molta attenzione a non urtare le sensibilità e le suscettibilità. Evitando scomodi argomenti che potrebbero far perdere qualche voto al loro partito.
    Sono stato eletto nel 2002 e riconfermato nel 2007 alla guida di una lista civica. Senza nessun legame con i partiti. Ma la mia storia personale e le mie idee mi collocano nella parte del campo che si contrappone (o sarebbe meglio dire dovrebbe farlo), all’attuale maggioranza di Governo guidata da Silvio Berlusconi e da Umberto Bossi.
    Per l’affetto o per il rispetto che devo a tutti i cittadini di Cassineta e a tutti coloro che mi seguono in rete o che mi hanno ascoltato in qualche sala pubblica, cinema o teatro, è per me indispensabile manifestare apertamente il mio pensiero rispetto alla deriva culturale e all’impoverimento civile che sta interessando l’Italia.
    Negli ultimi anni, lentamente, giorno dopo giorno, si è diffuso un amaro rancore preventivo nei confronti di chi è straniero, di chi professa altre religioni rispetto a quella cattolica, di chi è diventato nostro vicino di casa. “Andate via, a calci nel c…!”, “L’Italia agli Italiani!”,“Giù la mani dalle nostre donne, dal nostro lavoro, dal nostro crocifisso!”
    Quante volte abbiamo udito queste frasi? Alla televisione, alla radio o in comizi elettorali.
    Ma nelle ultime settimane l’accelerazione di questo processo e l’affermazione di prassi e comportamenti indegni di un paese che vuole definirsi civile, ha assunto un carattere davvero insopportabile. Ha cominciato a coinvolgere in maniera diretta i bambini. E cosa ancor più grave, per me, ha visto sindaci e assessori agitare spettri e propaganda per far venire ai cittadini la bava del livore alla bocca, sperando di interpretare questi istinti primordiali e alimentare così il proprio consenso.
    Un comune in Provincia di Verona ha lasciato a piedi i bambini (figli di stranieri) non in regola con il pagamento dello scuolabus. Così, se le porte del pulmino giallo si aprivano per taluni, per altri si chiudevano. “Tu sali! Tu resti giù!”
    In un altro comune in Provincia di Brescia alcuni bambini (sempre figli di stranieri) non in regola con il pagamento della refezione sono stati lasciati a digiuno. Proprio così. Mentre i loro compagni venivano serviti con pastasciutta, bistecca e insalata, questi piccoli esseri umani si sono trovati davanti un semplice pezzo di pane e dell’acqua. Quando un imprenditore, volendo separare le sue responsabilità da quelle del suo sindaco, ha voluto saldare il debito per conto delle famiglie morose, gli sono giunti messaggi indispettiti, raccolte di firme contro la sua donazione. Perché? Perché si era azzardato a guastare il clima di ritorsione collettiva e vendicativa… a sporcarlo con un gesto di buona volontà?
    Una vergogna. Una vera e propria vergogna. Ho provato ad immaginare mio figlio, seduto ad un banchetto. L’ho immaginato guardare il suo compagno mangiare ed abbassare lo sguardo, umiliato, senza sapere perché. Ho provato ad immaginarlo con lo zainetto in spalla tornare mestamente e a piedi verso casa. Il capo chino e l’etichetta di diverso sulla giacchettina.
    Cari cittadini e cari amici,
    di fronte a questi episodi, cartine di tornasole di cosa è diventato il nostro paese, non posso tacere. Non posso non gridare il mio disprezzo umano e politico per chi nell’intento di ottenere voti e approvazione, non riuscendo a far pagare genitori morosi, si inorgoglisce nel prenderne a calci i figli. Si inorgoglisce. Invece di mettere in campo un’azione doverosa di recupero e verifica dell’evasione, cavalca tale occasione per raccogliere i frutti dall’albero dell’insofferenza diffusa.
    Io sento il dovere morale di dire e fare la mia parte. Innanzitutto non voltandomi, per opportunismo, dall’altra parte, diventando così complice. Corresponsabile morale di una classe politica di aspiranti gerarchi che cercano visibilità in un regime culturale fondato sulla ripugnanza, sull’egoismo e sulle povertà ideali e materiali. Sospinti da cittadini che hanno smarrito, sono stati spogliati o si sono liberati dei sentimenti di fraternità e pietà.
    Sul mio sito si parla molto di temi ambientali. Ma di fronte ai respingimenti in alto mare di donne e bambini in fuga dalla fame e dalla guerra, di fronte ai cadaveri di stranieri ammassati nel deserto libico perché non idonei ad avere un pezzo di carta, di fronte alle scene di razzismo e deportazione cui abbiamo assistito alcuni mesi fa a Rosarno, di fronte a tutto questo, non me la sento di cambiare discorso per parlare di nucleare o risparmio energetico.
    Di fronte alle rivoltanti e spregevoli parole di politici che incitano alla caccia al diverso, sia esso musulmano, nero o omosessuale, di fronte a questa deriva barbarica, che sta gettando le basi, e forse ha già costruito, una società della violenza, dell’invidia e dell’iperindividualismo, di fronte agli sguardi di giustificazione (se non addirittura di approvazione) delle parole cariche di retorica razzista, di fronte ai fatti prodotti da un clima che ricorda quello preparatorio dei tempi bui del nazi-fascismo, di fronte a tutto questo, non me la sento di cambiare discorso per parlare di inceneritori o autostrade.
    Di fronte al degrado civile e morale del mio paese, l’Italia, che sta mostrando in questi giorni il suo lato peggiore, mi sento in dovere di manifestarvi tutto il mio disagio e la mia indignazione. Affinché tutti voi sappiate da che parte sto. Anche se, e ne sono consapevole, ciò comporterà da parte di alcuni di voi, ma spero di pochi, l’abbandono di sentimenti di simpatia nei miei confronti.
    Ma ciò che io vi chiedo non è la simpatia. Osservando insieme a voi gli occhi di un bambino che implora pietà su un gommone o quelli di un uomo abbassato su una pianta di pomodori, ciò che io vi chiedo è la comprensione e la solidarietà, per loro.
    Da pochi giorni è passata la Pasqua. La gran maggioranza di voi ha festeggiato la Resurrezione di Gesù. Lo stesso Gesù che se fosse nato oggi, in Italia, magari in una catapecchia della periferia milanese, non sarebbe stato salutato con riunioni di gioia e cori di giubilo, bensì con presidi di protesta e cori razzisti.
    Se siete credenti e cristiani e vi recate in chiesa tutte le domeniche, udirete parole che invitano all’amore. Ascoltatele.
    Non prestate orecchio a chi, ostentando un fazzoletto verde nel taschino o una spilletta con uno spadone puntato in alto, a pochi metri del sagrato della chiesa, vi indica come unica strada da percorrere quella della paura, dell’odio e dell’intolleranza.
    Pensate invece ai vostri figli e alle prossime generazioni. Cercate di non trasmettere sensazioni di lontananza rispetto a chi ha il colore della pelle diversa, a chi prega un dio diverso, a chi viene da un paese diverso. Perché non sarà né bello né piacevole per i vostri figli, vivere in un paese dove ci si guarda con diffidenza o indifferenza. Dove il pregiudizio annega ogni stimolo alla reciproca conoscenza. Dove il benessere individuale viene prima di ogni regola di giustizia sociale e collettiva.
    Forse non ho nessun diritto di dirvi tutto questo, e mi scuso se ciò è vissuto da parte vostra come una sorta di predica. Ma io sono un sindaco e, seppur piccolo, sono un rappresentante delle istituzioni ed è bene che i cittadini che rappresento e quelli che si soffermano ad ascoltare ciò che dico e propongo in rete, sappiano quali sono i sentimenti che si agitano nel mio cuore.
    Io sto dalla parte delle sorelle e dei fratelli stranieri. Quelli che arrivano disperati in cerca di speranza. Quelli che muoiono di stenti implorando accettazione. Quelli che sono sfruttati senza ritegno da delinquenti e criminali. Quelli che tutti i giorni accompagnano i nostri figli a scuola, quelli che curano i nostri anziani e che cureranno noi tra qualche anno, quelli che lavano i nostri gabinetti, quelli che si sporcano le mani di grasso per noi.
    Io sto dalla parte dei bambini che non hanno colpa o peccato e che, pur avendo un genitore che non vuole o magari semplicemente non può pagare la mensa scolastica, hanno comunque diritto, come tutti i bambini del mondo, alla serenità e a vedersi riconosciuti pari dignità e diritti dei loro compagni di banco.
    Io sto da questa parte e sarebbe bene che tutti, i piccoli e i grandi sindaci, gli assessori o i consiglieri comunali, le liste civiche, quelle democratiche, quelle progressiste, di centrosinistra o semplicemente di ispirazione civile o addirittura quelle di centrodestra che non condividono questa deriva di ostentata disumanità, così come i militanti, gli uomini di cultura, i blogger, i pastori, i cantanti, i contadini, i lavoratori, gli imprenditori,i cittadini, insomma tutti quelli che stanno da questa parte, liberassero i loro pensieri e li proponessero con fierezza, a dimostrare che esiste anche un’altra Italia.
    domenico finiguerra
    sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Milano, Italia

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