Beni confiscati: il recupero della ex pizzeria “Giglio”
(fotografia tratta da LeccoNotizie)
L’impegno delle giovani generazioni contro le mafie è sicuramente un aspetto positivo che va incentivato. Così come il recupero dei beni confiscati. Altrettanto importante è la ricostruzione storica; fondamentale per evitare che errori gravi possano ripetersi. Ci riferiamo all’abbandono impunito a cui sono stati sottoposti ben tre dei cinque beni confiscati alla ‘ndrangheta nella nostra città per sedici anni.
Dall’apertura delle saracinesche della ex pizzeria “Giglio” è emerso che, a differenza di quanto affermato dalla Prefettura di Lecco nei mesi scorsi, l’attività del fratello del boss Franco Trovato non era stata affatto destinata ad archivio deposito. Può un archivio convivere con bottiglie di champagne o lattine di coca-cola (come riporta la cronaca della stampa locale)? No. Per il semplice fatto che non ci fu alcun deposito. Come un triste domino cade dunque la tesi per cui lo scambio controverso tra il Comune e la Prefettura fosse dettato da “ragioni di spazio” dovute all’esigua estensione del fabbricato di via Ghislanzoni rispetto al più spazioso “Wall Street” di via Belfiore. Nessun archivio era presente al “Giglio”, soltanto il lassismo istituzionale. Lassismo che, per un’assurda ragion di buon vicinato, i politici locali continuano ostinatamente a negare.
Leggiamo poi che il bene “Giglio” si troverebbe in buono stato. Secondo i fortunatissimi visitatori, l’ex pizzeria avrebbe bisogno di un intervento non “particolarmente lungo o costoso”. Perché nella Delibera che sancì lo scambio (confermata lo scorso 25 luglio dal Consiglio comunale) sotto la voce “ristrutturazione immobile via Ghislanzoni – ex pizzeria “Giglio”” venivano accantonati 314.000€ dei 400 totali? Le cifre sono importanti. Come mai l’ex pizzeria “Giglio” viene descritta come “in salute” mentre “Wall Street” – retrocessa a scantinato – viene quotidianamente dipinta come “difficilmente recuperabile”? Esistono perizie in tal senso? Il Sindaco Brivio, intervistato dal Fatto Quotidiano, ha parlato di “un milione e mezzo di Euro” per rimettere in sesto la pizzeria di via Belfiore. In base a quali valutazioni? Sorprende questa trasparenza a rate, soprattutto alla luce della realtà. E’ noto, infatti, che la Prefettura – entrata in possesso del bene “Wall Street” – ha speso (udite, udite!) 128.000€ per far sì che l’ex quartier generale della ‘ndrangheta lecchese tornasse ad esser minimamente utilizzabile. Un decimo rispetto alle cifre sparacchiate dal nostro emozionatissimo Sindaco.
Per evitare che l’impegno dei giovani venga strumentalizzato per coprire decenni di disinteresse ed assurda alterazione della realtà, rivolgiamo ancora una volta al primo cittadino e al Prefetto Valentini la richiesta di un incontro pubblico – aperto ai cittadini – dove poter chiarire questi punti controversi.