Lecco ha davvero bisogno di nuovi alberghi?
“Sì agli alberghi”, “Dobbiamo aumentare l’offerta ricettiva”, “Siamo vicini a tre aeroporti ma noi restiamo esclusi perché non abbiamo sufficienti posti letto”. Il sindaco di Lecco, Virginio Brivio, ha recentemente illustrato la sua “ricetta” per rilanciare il turismo in città e in provincia. Occorrerebbero “nuovi alberghi” -e quindi nuovi metri cubi di cemento- per poter “fare un salto di qualità”. Motivo: i posti letto, secondo il primo cittadino, non sarebbero “sufficienti” rendendo così carente l’offerta ricettiva del “sistema Lecco”. È davvero così?
I numeri contenuti nell’ultimo report su “L’offerta turistica in Lombardia” (agosto 2016) curato da “Éupolis” -l’“Istituto superiore per la ricerca, la statistica e la formazione supporta l’esercizio delle funzioni di Regione Lombardia” che lavora su dati ISTAT-, non confermano questa “lacuna”.
È vero, la nostra è la provincia lombarda con il valore medio più basso alla voce “posti letto in albergo” -35 contro una quota regionale di 67-. Sta di fatto però che tra gli “indicatori di ricettività” misurati da “Éupolis” pesano soprattutto il “Tasso di ricettività per 100 abitanti” e la “Densità delle strutture ricettive per 10 chilometri quadrati”.
In entrambi i casi, Lecco è complessivamente al di sopra della media regionale. Considerando alberghi ed esercizi extralberghieri, conta cinque strutture ricettive per 10 chilometri quadrati (in Lombardia il valore è 3,6) e un tasso di ricettività per 100 abitanti di 4,2 punti (in Regione il valore è di 3,6). Di quale “carenza” stiamo parlando?
Il modello tradizionale dell’albergo è già stato superato dalla realtà. Non c’è provincia in Lombardia dove questo superi le strutture extra-alberghiere (B&B, ostelli, alloggi in affitto, agriturismi, campeggi). E dopo Mantova e Cremona, Lecco è la provincia che meglio rappresenta questa dinamica “leggera”: ogni 100 strutture ricettive, 75 circa sono “extra-alberghiere” (di queste, oltre la metà sono B&B).
Qual è dunque l’idea del Comune capoluogo? Dare il via libera a nuove strutture, come quella in previsione in area Caviate, zona che lo stesso PGT in vigore inserisce in classe “sensibilità paesistica molto elevata”?
Prima di intraprendere una nuova corsa al “metro cubo” -legittimamente cara a qualche costruttore-, sarebbe meglio censire finalmente i volumi sfitti e invenduti e guardare ai numeri. Compresi quelli che misurano il grado di utilizzo netto delle strutture alberghiere: nel 2015, anno dell’Expo, il dato non arrivava al 50% (fonte “Éupolis”).
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