Metastasi: qual è stato il ruolo di Virginio Brivio?

La seconda parte della nostra approfondita analisi dell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “Metastasi” è ancora una volta dedicata al ruolo ricoperto dal sindaco di Lecco, Virginio Brivio, relativo al futuro dell’area del lido di Parè a Valmadrera, nella metà del 2011.

In questi giorni Brivio ha rilasciato diverse interviste ai giornali locali -ne citeremo tre (La Gazzetta di Lecco, sabato 5 aprile, La Provincia di Lecco e Il Giornale di Lecco di lunedì 7 aprile)- dove non contribuisce affatto a far chiarezza sul perché del suo coinvolgimento e comportamento, seppur penalmente irrilevante, che il Gip ha definito “allarmante”.

La ricostruzione fatta dal sindaco di Lecco è molto lontana dal quadro tracciato nell’ordinanza per un motivo immediato, che ha un nome e un cognome: Virginio Brivio. Prova ne è, ad esempio, la smentita che lo stesso Brivio si riserva nell’arco di pochi giorni sul momento esatto in cui capì che dietro al tandem Palermo-Redaelli erano celati interessi mafiosi.

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(La Gazzetta di Lecco, 5 aprile)

Alla Gazzetta di Lecco, il 5 aprile, Brivio dichiara (contemporaneamente): “Non ero al corrente che dietro questa società, come dicono gli inquirenti, ci fosse il clan Trovato”. E poco più avanti invece, nella stessa intervista: “Il Sindaco Rusconi mi aveva riferito dell’informativa che riguardava presunti legami dei componenti della società che si era aggiudicata i lavori con personaggi legati alla criminalità organizzata e in quel contesto mi aveva anche detto che lo stesso Palermo risultava vicino a questo ambiente”. Alla Provincia, poi, il sindaco di Lecco dichiara (7 aprile): “La Prefettura ha emesso un’informazione atipica nei confronti di una società ritenuta non idonea. Io non potevo sapere che dietro c’era il clan Coco. Come si può pensare che un sindaco ne sappia più delle forze dell’ordine?”. Lo stesso giorno, Il Giornale di Lecco pubblica una terza, e ancora differente, posizione di Brivio a riguardo. Domanda: “Era consapevole di trovarsi di fronte a un membro dei Trovato (si riferisce a Antonello Redaelli, che Virginio Brivio riceve in Comune il 23 luglio 2011)? E che lo era anche Palermo?”. Risposta di Brivio: “Assolutamente no, non ne ero a conoscenza. La conoscenza è arrivata a valle di questa operazione, dopo le primi inchieste giornalistiche che hanno visto ritratte, insieme a Palermo, persone di questa famiglia nei luoghi interessati”.

Ma come? Non era stato Marco Rusconi a metterlo al corrente dei discutibili legami, facendo persino riferimento a Palermo? Questo punto è tutt’altro che chiarito. Inoltre, oltre alla confusione (nella migliore delle ipotesi) di Brivio, le carte dell’inchiesta dicono ben altro.

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(Il Giornale di Lecco, 7 aprile)

È proprio Marco Rusconi a smentire in prima battuta la tesi di Virginio Brivio. Il 20 luglio 2011, parlando con una terza persona non identificata, dice (la sintesi è degli operanti): “RUSCONI Marco dice che ha visto Virginio (BRIVIO sindaco di Lecco) che gli ha fatto vedere una lettera che gli è arrivata che dice che chi ha aperto Parè è il fratello di un mafioso che ha ucciso persone…la quale lettera racconta tutto il contenuto della storia e che comunque è un atto riservato e che non può essere usato in nessun caso”. A quale documento stava facendo riferimento Rusconi? Il sindaco Brivio ricorda di aver mai mostrato una lettera di quel contenuto all’amico-collega che stava “aiutando”?

E ancora, come già scritto nella prima parte, torna utile la lettura della sintesi di una conversazione telefonica tra Virginio Brivio e Marco Rusconi, risalente al 22 luglio 2011, dove il primo in sostanza direbbe al secondo “di stare sereno perché se lui è un prestanome (REDAELLI) e i titolari sono gli altri però comunque un po’ di armi spuntate le hanno anche perché alla fine lui (REDAELLI) non può esporsi più di tanto rischiando anche sulla sua attività”. Virginio Brivio, dunque, parrebbe assolutamente al corrente del veicolo impiegato da quelli che lui definisce “gli altri” per mezzo di “prestanome”, evidentemente incaricati di celare l’autentico portatore di interessi. È altrettanto chiaro, per quel che si legge nell’ordinanza, che l’identità di questi “altri” non fosse sconosciuta al sindaco Brivio, almeno in termini generici. Chi, oltre a Brivio, pare -secondo l’ormai ex sindaco di Valmadrera- aver coscienza dell’artificio societario è Mario Anghileri, ex presidente della Provincia di Lecco e punto di riferimento di Marco Rusconi. Il 4 agosto 2011 Marco Rusconi racconta alla moglie che “Mario (“che sta sopra a Cattaneo in via Roma”, proprio dove ha sede lo studio di Anghileri, ndr) pensa che tali terze persone con il passato che hanno è difficile che vanno a finire in una situazione del genere”, e cioè eventuali ricorsi.

Altro capitolo del tutto oscuro -per le controverse dichiarazioni di Brivio- è il momento esatto del suo coinvolgimento nella storia. Il sindaco di Lecco ha fornito anche su questo versioni discordanti tra loro e con le carte dell’indagine. Alla Gazzetta, dopo aver raccontato che in un primo momento si spese per dare una mano all’amico Rusconi, dichiara (5 aprile): “È stato lui (Palermo, ndr) a interpellarmi chiedendomi se il Comune di Valmadrera avrebbe confermato la revoca. A quel punto mi sono reso conto che era interessato alla vicenda e gli ho risposto che sì, l’avrebbe confermata”. Alla Provincia descrive un altro scenario: “Quando è venuta fuori la questione dei danni che la società poteva richiedere per il passo indietro del Comune di Valmadrera sono stato coinvolto da Palermo”. Una versione che muta nuovamente quand’è raccontata al Giornale di Lecco: “A quel punto (con Rusconi in crisi per la revoca, ndr) ho fatto capire a Palermo, che intanto premeva su Rusconi, che l’informazione atipica […] imponeva sostanzialmente la revoca”.

Ancora una volta non è così. I contatti tra il sindaco di Lecco e il consigliere comunale del capoluogo Ernesto Palermo aventi per oggetto il lido di Parè risalgono -quanto meno- già al 16 maggio 2011, quando Brivio scrive al secondo via sms: “Ma hai vinto appalto lido a Valmadrera ?”. E non è assolutamente vero che Brivio contatta (o è contattato, perché le versioni contrastano) da Palermo dopo la “crisi” di Marco Rusconi sulla revoca. Le date inguaiano il sindaco di Lecco.

“Mi ha chiamato la prefettura x ritiro lettera riservata. ora il cerino è in mano al comune speriamo di non bruciarci. non dire nulla a nessuno”, scrive Rusconi via sms a Brivio (a proposito di “alla luce del sole”), nella mattinata del 23 luglio 2011. Ebbene, è già dal 18 luglio almeno che il sindaco di Lecco e Ernesto Palermo “discutono” (di nuovo) anche del Lido. Riprendono una prima volta il 18 (e la telefonata parte dall’utenza di Brivio) e la seconda è due giorni più tardi, il 20 luglio mattina, quando i due si confrontano. Anche allora Virginio Brivio sa delle “connessioni parentali” intorno alla società.

“PALERMO Ernesto: per quanto riguarda quell’incontro che hai avuto tu, no? per quanto riguarda Parè…ma…non quello di Valmadrera (RUSCONI Marco)…quello di Lecco cosa ti aveva detto?
BRIVIO Virginio: Ma… che era nella disponibilità del comune la decisione perché non c’è una controindicazione giuridico – normativa, nella legge!
PALERMO Ernesto: Eh!
BRIVIO Virginio: E’ chiaro che c’erano però…,come ti ho detto, delle connessioni parentali, tutte queste cose qui! Loro si basavano su questo! Però…dal punto di vista giuridico – formale … non potevano dire che non c’erano le cose a posto! Non so se è chiaro!!”.

Il discusso incontro “alla luce del sole” in Comune a Lecco tra Brivio e il tassista Redaelli avrà luogo come detto il 23 luglio, a compimento di un percorso iniziato ben prima, al contrario di quanto raccontato ai giornali locali dal sindaco di Lecco.

Dalla ricostruzione fatta è evidente a chiunque non abbia pregiudizi o devozione interessata come le giustificazioni del sindaco di Lecco (“sono stato un ingenuo, volevo aiutare un amico”) non siano assolutamente più credibili. E che impongano, immediatamente, un atto di responsabilità: le dimissioni.

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